Una doppia mostra personale celebra a Merano, fino al 20 settembre 2015, due tra le esponenti femminili più importanti dell'arte contemporanea, Francesca Woodman (1958–1981) e Birgit Jürgenssen (1949-2003). L'esposizione è presentata da Merano Arte in collaborazione con la prestigiosa Collezione Verbund di Vienna, specializzata sull'avanguardia femminista degli anni '70, da cui provengono le opere delle due grandi artiste.
Entrambe sono considerate "due degli esempi più alti del femminismo poetico-performativo degli anni '70". Tra le loro opere sono numerosi i parallelismi possibili: la messa in scena del soggetto, il tema della fragilità dell'esistenza umana e soprattutto il confronto critico con la tematica del corpo femminile nell'espressione artistica.
Autrici di fotografie "performative", una comune urgenza espressiva le ha spinte a ritrarsi in prima persona, spesso nude, altre volte travestite, nella sfera protetta del loro atelier, solitamente utilizzando l'autoscatto, mediante linguaggi espressivi influenzati dal surrealismo.
Al centro del loro lavoro c'è il corpo, inteso come "opera d'arte" in sé, utilizzato come strumento formale per interrogare e mettere in discussione il proprio essere e la propria identità, ma anche per delineare una nuova immagine della donna. Con esso hanno entrambe sperimentato e si sono messe in gioco, non interessate a immortalarne l'aspetto esteriore, quanto a usarlo come mezzo per esprimere e raffigurare complessi stati d'animo interiori.
La rassegna di Merano Arte proporrà, da un lato, 75 fotografie di Francesca Woodman - in bianco e nero, di cui 20 esemplari vintage, mai esposti in Italia - accompagnate da alcune rare diapositive a colori e un video; e, dall'altro, 44 opere di Birgit Jürgenssen, tra fotografie in bianco e nero e a colori, polaroid, rayogrammi, cianotipi, disegn, sculture (i celebri "oggetti scarpa") e lavori realizzati con la stoffa, fornendo una panoramica ampia e sperimentale della sua ricerca.
lunedì 31 agosto 2015
lunedì 10 agosto 2015
Art Kane il visionario in mostra a Modena
Sarà esposta presso il Palazzo Santa Margherita a Modena, fino al 20 settembre 2015, Visionary, una grande retrospettiva dedicata al leggendario fotografo statunitense Art Kane.
L'esposizione presenta, per la prima volta in Italia, circa 100 fotografie di Kane, in parte inedite, a ricostruire le tappe fondamentali della sua importante carriera, che lo ha visto conquistare negli anni innumerevoli riconoscimenti e premi, nonché le copertine dei più prestigiosi rotocalchi internazionali e delle più celebri riviste di moda.
Art Kane ha spaziato negli anni dal campo della moda a quello dell'editoria, ha realizzato memorabili ritratti di celebrità, reportage di viaggi e fotografie di nudo. In tutti questi generi ha apportato cambiamenti rivoluzionari grazie al suo sguardo sempre originale e visionario, alla sua scarsa disponibilità al compromesso, all'avversione per il fotorealismo e all'utilizzo spericolato e innovativo della tecnica: dalle improbabili angolazioni di ripresa alle marcate distorsioni del grandangolo 21mm, dal fuoco selettivo ottenuto con i teleobiettivi all'uso di pellicole dai colori ipersaturati, alla creazione di arditi fotomontaggi. La sua opera gravita attorno a tre elementi principali: colori decisi, erotismo e umorismo surreale.
Tra le sue immagini più celebri, troviamo in mostra quella memorabile dei The Who avvolti nella bandiera britannica o lo scatto universalmente noto come Harlem 1958, l'immagine forse più significativa della storia del jazz, realizzato per la rivista Esquire immortalando ben 57 leggende del jazz su un marciapiede della 126ma strada di New York, a Harlem. Una vasta e variegata produzione di "immagini pensanti" che fa parte oggi delle collezioni permanenti di istituzioni culturali come il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Art Kane ha spaziato negli anni dal campo della moda a quello dell'editoria, ha realizzato memorabili ritratti di celebrità, reportage di viaggi e fotografie di nudo. In tutti questi generi ha apportato cambiamenti rivoluzionari grazie al suo sguardo sempre originale e visionario, alla sua scarsa disponibilità al compromesso, all'avversione per il fotorealismo e all'utilizzo spericolato e innovativo della tecnica: dalle improbabili angolazioni di ripresa alle marcate distorsioni del grandangolo 21mm, dal fuoco selettivo ottenuto con i teleobiettivi all'uso di pellicole dai colori ipersaturati, alla creazione di arditi fotomontaggi. La sua opera gravita attorno a tre elementi principali: colori decisi, erotismo e umorismo surreale.
Tra le sue immagini più celebri, troviamo in mostra quella memorabile dei The Who avvolti nella bandiera britannica o lo scatto universalmente noto come Harlem 1958, l'immagine forse più significativa della storia del jazz, realizzato per la rivista Esquire immortalando ben 57 leggende del jazz su un marciapiede della 126ma strada di New York, a Harlem. Una vasta e variegata produzione di "immagini pensanti" che fa parte oggi delle collezioni permanenti di istituzioni culturali come il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum of Art di New York.
La Fotografia Francese del Novecento
Gli Spazi Espositivi della Provincia di Pordenone esporranno, fino al 27 settembre, 140 opere provenienti da prestigiose collezioni che hanno caratterizzato l’evoluzione della Fotografia Francese del Novecento.
La mostra curata dai componenti del “Comitato Scientifico” (Claude Nori, Walter Liva, Jean Marc Lacabe e Roberto Salbitani) raccoglie un'ampia antologia di artisti che hanno segnato l’evoluzione della Fotografia Francese del Novecento ed è composta di circa 140 opere provenienti da prestigiose collezioni (tra cui Roberto Salbitani di Roma, Gallerie Paci Contemporary e Massimo Minini di Brescia, Martini e Ronchetti di Genova, dalla Galleria Civica di Modena e dal Château d'Eau, Pôle photographique de Toulouse nonché dall'archivio del CRAF).
L’esposizione è suddivisa in capitoli successivi al prologo sulla fotografia dell'800: “L’inizio del Secolo, Atget e il surrealismo”; “La fotografia umanitaria il fotogiornalismo”; “I fotografi artisti”; “L’apparire di Contrejour e della nuova fotografia francese”; “La fotografia francese contemporanea”.
Un’occasione preziosa per vedere una carrellata di foto d’autore che raccontano un secolo storicamente fondamentale e contraddittorio. Opere di artisti leggendari come Henri Cartier Bresson, Atget, André Kertesz, Lucien Clergue e tantissimi altri, potranno essere ammirate all’interno di un percorso temporale e tematico avvincente.
Il catalogo della mostra è patrocinato dall’ambasciatrice di Francia a Roma Catherine Colonna e dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, con l’introduzione di Anne Cartier Bresson sulla Fotografia del XIX secolo; contributi di Roberto Salbitani (La fotografia umanitaria); di Claude Nori (L’esperienza di Contrejour,); di Jean Marc Lacabe (La fotografia francese contemporanea), infine di Walter Liva (che presenterà le biografie dei fotografi in mostra).
La mostra curata dai componenti del “Comitato Scientifico” (Claude Nori, Walter Liva, Jean Marc Lacabe e Roberto Salbitani) raccoglie un'ampia antologia di artisti che hanno segnato l’evoluzione della Fotografia Francese del Novecento ed è composta di circa 140 opere provenienti da prestigiose collezioni (tra cui Roberto Salbitani di Roma, Gallerie Paci Contemporary e Massimo Minini di Brescia, Martini e Ronchetti di Genova, dalla Galleria Civica di Modena e dal Château d'Eau, Pôle photographique de Toulouse nonché dall'archivio del CRAF).
L’esposizione è suddivisa in capitoli successivi al prologo sulla fotografia dell'800: “L’inizio del Secolo, Atget e il surrealismo”; “La fotografia umanitaria il fotogiornalismo”; “I fotografi artisti”; “L’apparire di Contrejour e della nuova fotografia francese”; “La fotografia francese contemporanea”.
Un’occasione preziosa per vedere una carrellata di foto d’autore che raccontano un secolo storicamente fondamentale e contraddittorio. Opere di artisti leggendari come Henri Cartier Bresson, Atget, André Kertesz, Lucien Clergue e tantissimi altri, potranno essere ammirate all’interno di un percorso temporale e tematico avvincente.
Il catalogo della mostra è patrocinato dall’ambasciatrice di Francia a Roma Catherine Colonna e dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, con l’introduzione di Anne Cartier Bresson sulla Fotografia del XIX secolo; contributi di Roberto Salbitani (La fotografia umanitaria); di Claude Nori (L’esperienza di Contrejour,); di Jean Marc Lacabe (La fotografia francese contemporanea), infine di Walter Liva (che presenterà le biografie dei fotografi in mostra).
lunedì 3 agosto 2015
Piergiorgio Branzi il Flâneur in mostra a Milano
E' stata inaugurata il 30 giugno presso la Leica Galerie Milano la mostra Flâneur: In esposizione oltre 30 scatti del giornalista e celebre fotografo fiorentino Piergiorgio Branzi, realizzata in collaborazione con Contrasto Galleria Milano.
La parola Flâneur che dà il titolo alla mostra, resa celebre da Charles Baudelaire, e in seguito da Walter Benjamin, indica il gentiluomo che, vagando per le vie delle città, si immerge nelle atmosfere dei luoghi e assapora le emozioni provate osservandone il paesaggio. Come mostrano le fotografie di questa piccola mostra personale, Piergiorgio Branzi, classe 1928, ha fatto della flânerie (l'andare a zonzo, il gironzolare, il bighellonare) un vero e proprio approccio alla fotografia.
Incarnando l'anima più colta e aristocratica della fotografia italiana, Branzi si è formato nella tradizione figurativa rinascimentale toscana, presto abbandonando la ricerca formale per diventare un maestro del "ritratto ambientato". Monsignori, bambini, borghesi, paesani, colti di sorpresa, con sottile sarcasmo, restano in equilibrio tra un lirismo sommesso e una vivida caratterizzazione psicologica. L'immagine, rigorosamente bilanciata nella composizione, è per Branzi il prodotto di previsioni, riflessioni, aggiustamenti di tono e tagli in camera oscura, di equilibrio formale e momento decisivo nella ripresa.
Con la tecnica della stampa giclée, utilizzata per la maggior parte delle fotografie in mostra, le sue immagini dal denso contrasto sembrano animarsi di una luce nuova. Particolari rimasti sepolti sulla pellicola riaffiorano, diventano materia, intessono di spessore il nero e il bianco della trama e le fotografie trovano una dimensione diversa, più nuova e insieme antica.
La parola Flâneur che dà il titolo alla mostra, resa celebre da Charles Baudelaire, e in seguito da Walter Benjamin, indica il gentiluomo che, vagando per le vie delle città, si immerge nelle atmosfere dei luoghi e assapora le emozioni provate osservandone il paesaggio. Come mostrano le fotografie di questa piccola mostra personale, Piergiorgio Branzi, classe 1928, ha fatto della flânerie (l'andare a zonzo, il gironzolare, il bighellonare) un vero e proprio approccio alla fotografia.
Incarnando l'anima più colta e aristocratica della fotografia italiana, Branzi si è formato nella tradizione figurativa rinascimentale toscana, presto abbandonando la ricerca formale per diventare un maestro del "ritratto ambientato". Monsignori, bambini, borghesi, paesani, colti di sorpresa, con sottile sarcasmo, restano in equilibrio tra un lirismo sommesso e una vivida caratterizzazione psicologica. L'immagine, rigorosamente bilanciata nella composizione, è per Branzi il prodotto di previsioni, riflessioni, aggiustamenti di tono e tagli in camera oscura, di equilibrio formale e momento decisivo nella ripresa.
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