giovedì 26 febbraio 2015

Andreana Scanderbeg e Alexander Sauer... "Iconic Geography. Works 2005-2015"

La mostra vuole introdurre lo spettatore nelle varie serie realizzate, negli ultimi dieci anni, dai fotografi Andreana Scanderbeg & Alexander Sauer, abili narratori delle tecnologie di controllo.

Ogni scatto dimostra come immortalare l’ architettura non sia meno complesso che cogliere l'espressione giusta di un volto in un ritratto
.


La mostra racconta di gente e mondi urbani attraverso il paesaggio costruito, considerando la fotografia lo strumento forse più adatto e ambizioso per documentarlo. Piuttosto che della simbiosi tra le due discipline, "Iconic Geography. Works 2005-2015" tratta di come un percorso fotografico possa aiutare a orientare lo sguardo: dalla vita immaginata intorno a siti impervi, l’ analisi dell’ impatto industriale sul territorio e come si sviluppi il lavoro nei contesti industriali.
I fotografi Svizzeri hanno esplorato i più svariati posti geografici sul bordo della civiltà dove l'uomo, spesso, capitola e cede. Nelle immagini esteticamente perfette hanno evocato il passato glorioso di aerei iconici che sono abbandonati nel deserto. Le cui carcasse ci raccontano di viaggi, esaltandone le linee e le forme.

Andreana Scanderbeg (è nata a Los Angeles,negli Stati Uniti) e Alexander Sauer (è nato a Frankfurt am Main, in Germania) sono un duo di fotografi; basati a Zurigo. Dal 2005, Scanderbeg e Sauer hanno prodotto molte serie realizzate a livello internazionale.

Il loro lavoro fotografico si concentra principalmente sulla narrazione dei siti aziendali e industriali; i quali vengono reinterpretati in modo personale; questi ultimi sono caratterizzati da una espressione visiva unica e da una visione coerente. Il paesaggio industriale viene rappresentato in modo molto incisivo, i luoghi estremamente lontani per la maggior parte delle persone, diventano familiari mostrandone i dettagli e gli scenari di un paesaggio eroso e plasmato dall’ intervento umano.

Nella nuova serie, ‘ Chavalon ‘ hanno catturato la bellezza morbosa del progresso e individuato un' estetica della perdita del controllo.

Merci, treni, navi, processi di produzione e paesaggi industriali riempiono le periferie del mondo; raccontandoci di un progresso e di spostamenti, viaggi e mondi fatti di lavoro nel quale l’ uomo nelle aziende applica le tecnologie e l’ innovazione.

Un mondo, non a tutti conosciuto, appare ai nostri occhi nel quale il tempismo e la determinazione ci raccontano di progressi e sconfitte; dove stiamo andando, e dove probabilmente arriveremo nelle nostre scoperte e nell’ evoluzione dell’ economia.

Se fino a qualche decennio fa, le fotografie che raccontavano il mondo del lavoro erano un appannaggio degli archivi aziendali, oggi sono diventate di ricerca e hanno una nuova forma di collezionismo.

Nelle scelte vagliate, per la loro prima mostra Italiana, è stato pensato un racconto nel quale ripercorrere le febbrili rotte del mondo degli affari e delle merci, nel quale le tappe delle metropoli sono intervallate con luoghi periferici nei quali il racconto si addentra all’ interno di: silos, tubi, macchinari industriali, particolari ed aziende nelle quali il rumore ed il barlume del gas, il fuoco e il vapore dialogano con la routine.

Come in un attuale remake di ‘ Rumore Rosso ‘ di Michelangelo Antonioni siamo distratti da quel paesaggio articolato ed industriale nel quale perdersi, o ritrovarsi. ‘

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